Non è una decisione presa alla leggera. Non si può restare a guardare il presidente Putin calpestare il diritto internazionale e i diritti e la sovranità di un Paese limitrofo, né si possono ignorare la morte e la distruzione causati dai comportamenti della Russia nel continente in cui tutti noi viviamo. È la conclusione a cui siamo giunti insieme ai nostri partner europei.
Le sanzioni sono una parte essenziale della risposta dell’Ue, e non nascono per caso. Sono necessarie ed efficaci, e arrivano al momento giusto, per una serie di motivi.
Necessarie: le sanzioni lo sono per una semplice ragione, vale a dire che il comportamento della Russia in Ucraina è inaccettabile. La Russia si rifiuta di riconoscere l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina e ha annesso con la forza una parte del suo territorio: prima la Crimea, e poi alcune aree nell’est del Paese, dove ha inviato l’esercito.
Sono fatti, non chiacchiere da salotto. È un fatto, confermato da testimoni oculari, prove concrete e reportage giornalistici, che sul suolo ucraino siano presenti migliaia di uomini e decine di carri armati russi. E la storia d’Europa ci insegna cosa rischia di accadere quando un intervento militare minaccia e indebolisce uno stato indipendente.
Ma non è tutto: le sanzioni sono efficaci. Lo dimostra il loro impatto sull’economia russa, che nel primo trimestre di quest’anno si è ridimensionata: la crescita rimane al palo, intorno allo zero, e secondo le stime l’inflazione avrà presto un valore a doppia cifra. Nel luglio scorso nessuna società russa ha ricevuto in prestito un solo euro, dollaro o franco svizzero, e dall’inizio del 2014 il valore degli eurobond emessi dalle società russe è diminuito di un incredibile 93 per cento. Il rublo ha toccato il minimo storico contro il dollaro, e la fuga dei capitali ammonterà solo quest’anno a circa 80 miliardi di dollari.
Non è solo l’effetto delle sanzioni a far soffrire l’economia russa: la decisione pressa dalla Russia stessa di limitare le importazioni di cibo ha fatto aumentare il prezzo di alcuni beni di oltre il 30 per cento e fino al 60 per cento in alcuni casi estremi, creando un nuovo mercato nero per le importazioni dalla Bielorussia. Le conseguenze economiche di questo conflitto stanno colpendo direttamente la popolazione russa.
Infine, le sanzioni arrivano al momento giusto, pochi giorni dopo l’annuncio di un cessate il fuoco, ma resta da verificare se la Russia e i cosiddetti separatisti che sostiene rispetteranno questo impegno. In questa situazione, procedere con le sanzioni è la cosa giusta da fare, mentre in parallelo si continua a lavorare a un accordo di pace. Si può sempre fare marcia indietro in futuro, purché ci sia un deciso cambio di direzione da parte di Mosca.
Ora tocca alla Russia decidere se ritirare le truppe, smettere di armare i separatisti, lasciar svolgere all’Ucraina libere elezioni in ottobre e rispettarne la sovranità e l’integrità territoriale. La Russia è una delle grandi potenze mondiali, e in quanto tale dovrebbe dimostrarsi all’altezza delle sue responsabilità internazionali.
Se invece la Russia sceglierà di continuare a intromettersi negli affari dell’Ucraina, assisteremo ad altra violenza e sofferenza e vedremo altre vittime nella regione: tutte cose assolutamente evitabili.
Sta ai leader russi scegliere. Il mio Paese si augura che si possa evitare l’escalation – tutt’altro che necessaria – di misure economiche, e l’altrettanto inutile isolamento della sua popolazione.
Il popolo ucraino merita il sostegno della comunità internazionale in questo momento cruciale per la sua storia. E tutti meritiamo un futuro in cui godere di prosperità e stabilità.